Non chiamatelo amore

27 ottobre 2011
Erik Mohr

Io amo. In qualsiasi giorno amo. Qualsiasi volto amo. Qualsiasi nome amo. Io amo.
Io no.
La maggior parte dei giorni mi incavolo, magari anche solo con il traffico, gli altri rilasso i muscoli in attesa di incavolarmi. La maggior parte dei volti sono brutti, magari anche solo dentro ma brutti. La maggior parte dei nomi sono ereditati, magari anche dai nonni ma non individuali. No, io non amo.
Spesso.
Ma a guardarmi intorno sono tutti innamorati. Poi stanno sulle chat con altre/i però sono innamorati, magari di qualcun altro. Una terza fantomatica persona, di solito irraggiungibile.
Uno sguardo ed è amore, un invito ed è amore, del sesso? Amore.
Vuoi scoprire se è amore?
Alla fine di una giornata di lavoro, dopo un ora di traffico congestionato, magari piove pure, vedi se accompagnandoti a fare la spesa al supermercato riuscite a parlare invece che concentrarvi sulle cose da comprare. Allora si, che è amore!
Si, lo so, lo so, me lo dici sempre: io ragiono come un uomo su molte cose. Odio lo shopping, sono razionale, realista e non disdegno una serata tv con la birra.
Ma mi sorprendo di questa mia originalità, mi fa un po’ sentire un pesce fuor d’acqua, lo ammetto, un po’ strana, curiosa, non sbagliata, no, ma un po’ sola si.
Chissà com’è confondere la solitudine con l’amore, il sesso con l’amore, l’affetto ormai fraterno con l’amore, la fragilità con l’amore, le frasi fatte con l’amore, le rose con l’amore. Sarebbe tutto così facile…
Si, lo so, persone come te non le noterei neppure, ammetto che sarebbe una perdita, uno svantaggio.
Ci sono giorni in cui lo vorrei però questo amore d’appoggio, sai quei giorni in cui il tempo è uggioso, il traffico impertinente, il corpo stanco e tu hai un pensiero in testa, un’idea, o uno sfogo e non c’è nessuno a cui dirlo?
Potrei girarmi, guardarti mentre leggi un libro sotto la luce stanca di un Sole d’Autunno e dirtelo. Così, senza motivo, solo perché mi è passato per la testa. Potrei dirti: vado a farmi una doccia. E sentirmi rispondere: mhmh. Se lo dico ora non mi risponde nessuno, c’è Suzanne che canta nelle casse ma per il resto la casa tace.
Però dovrei rinunciare ad amare, e questo non mi va molto. Dovrei anche rinunciare a reinnamorarmi e neanche questo mi va molto. Dovrei rinunciare a trovare anomala questa intimità, a trovare unico poter dire: vado a farmi la doccia, e sentirmi rispondere.
Dovrei caricarti delle mie frustrazioni. Ti ho mai detto che sono piena di frustrazioni? Quasi tutto mi fa sentire frustrata, difetto mio, lo ammetto. Il traffico, il computer lento, i soldi che mancano, il lavoro che singhiozza, la mia famiglia… tante frustrazioni. E diventerebbe tutta colpa tua, solo colpa tua. Non hai le spalle così larghe.
No, non sei tu, no. Penso che nessuno le abbia. Siamo tutti carichi di frustrazioni.
Non vedo il motivo di farti questo sgarbo, un amore d’appoggio.
Se è amore è diverso, si condivide la vita. Se è d’appoggio la si carica sull’altro. Insicurezze in testa.
Vedi? Parlo una lingua tutta mia. Gli altri dicono amore e io non capisco, sembra anche che polemizzo ma no, davvero, non capisco di cosa parlino. Per me avrebbero dovuto dire solitudine, noia, insicurezza, sesso, affetto nella migliore delle ipotesi. Capiamoci, non contesto mica che due persone possano stare assieme per evitare la solitudine. Affatto, però non lo chiamino amore.
Non è precisoneria, no, è che poi io non capisco di cosa parlano, è una richiesta di sostegno: fate conto che io abbia dei limiti linguistici, ad alcuni danno la pensione d’invalidità per questo, io non chiedo tanto, solo un po’ di collaborazione. E non chiamatelo amore.

Una volta ero in macchina, davanti a me un’auto si ferma, istanti d’immobilità, un anziano signore esce dal posto del guidatore lentamente a causa dell’età, gira intorno alla macchina, apre la portiera con difficoltà ad un’anziana signora che sorride, si baciano in bocca, con più intensità di due adolescenti, poi lui gira intorno all’auto lentamente per l’età, risale con difficoltà, lei fa ciao con la mano, lui parte. Io e un’amica restiamo ferme a guardarlo andare via, lei entra nel portone con passo leggero. Passa il tempo, il traffico si ingorga. Poi partiamo. Nessuno suona il clacson. Nessuno.
Amore.
Se ne sente il profumo a distanza. Ferma il tempo anche di chi solo lo sta guardando. E’ silenzioso. Ha un sorriso sul viso e mai lacrime. E’ sereno. E’ completo. E’ vivo, a qualsiasi età, anche con l’artrosi. Egli è, e chi lo vive è.

No, davvero, non chiamatelo amore.

2 nosense:

{ il monticiano } at: 27 ottobre 2011 alle ore 16:41 ha detto...

D'accordo, non l'ho mai chiamato amore ma non sono neppure riuscito mai a chiamarlo in altro modo.
Quindi come definire un sentimento di tale tipo quando si sta a lungo con il proprio partner?
Una domanda che in passato mi sono posta molte volte, ora non più.

{ Alice Lidden } at: 29 ottobre 2011 alle ore 11:30 ha detto...

Ah, può anche essere amore, non dico di no. Di sicuro è un profondo affetto o si taglierebbe la corda prima. Almeno nel mio personalissimo vocabolario, problema mio, non dico di no.

 

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